Il mattino del 12/12, dopo la notte a Villa O’Higgins il programma era di partire appena “spiovesse” per una ulteriore avventura che nel gruppo è stata ampiamente discussa.
Infatti già nei due giorni precedenti di permanenza a Villa O’Higgins si era discusso sull’opportunità di fare l’esperienza più avventurosa attraversando il confine dal Cile all’Argentina in un territorio totalmente non abitato e senza strade ne’ sentieri tracciati nei prati e nei boschi o proseguire a Sud con il traghetto attraverso vari laghi tra cui il Lago del Desierto con paesaggi certamente fantastici ma più battuto dalle normali vie dei turisti.
Il gruppo si era inizialmente più o meno diviso equamente ma con un graduale passaggio da una parte all’altra alla fine tutti abbiamo deciso nuovamente di condividere questa’ più imprevedibile esperienza insieme. Grande entusiasmo per l’unità di intenti trovata e chi ci ferma più!!!
Ore 10.45 quindi, a pioggia cessata, tutti pronti sulla bicicletta carichi come non mai da veri randonneurs con tre borse cadauno con tende, sacco a pelo, viveri, spazzolino e dentifricio, acqua, altro di utilità individuale (chi un coltello perché non si sa mai, chi un rotolo intero di carta igienica perché non si sa mai o altro con valutazioni tutte legittime ma più da giovani marmotte che da escursionisti veri).
Abbiamo percorso su ripio, molte volte pessimo, 52 km circa con 930 mt di dislivello per arrivare, attraverso il Paso Mayer, alla frontiera cilena per verificare per il passaggio all’ufficio della dogana se potevamo lasciare già i nostri documenti per passare in Argentina per poi recuperarli il mattino successivo. Verificato che avevamo tutto, ci siamo rimandati con il gentilissimo doganiere alle ore 8.00 del giorno successivo e siamo ritornati indietro di circa un paio di km per andare alla destinazione della nostra nottata; la “casa” in ristrutturazione della Señora Nora che gentilmente ci aveva offerto il giorno prima (a sei perfetti sconosciuti) di dormire presso la sua abitazione di campagna.
Abitazione che possedeva due locali senza niente su cui appoggiare i sacco a pelo ed un locale distaccato con un tavolo ed una stufa a legna.
Tutto, ed intendo tutto, il “resto” all’aperto nei campi.
Quindi preparativi per la cena con würstel riscaldati con acqua del ruscello e portata a temperatura con il fuoco a legna, preparativi per la notte ma visto l’orario molto “temprano” non sono mancate un po’ di mani a carte che nonostante il peso delle cose necessarie da portare, avevamo con noi a presso.
Nella mia descrizione odierna non mi soffermo a descrivere paesaggi e natura, sempre fantastici, ma diventati oramai un accompagnamento standard, ma ciò che abbiamo vissuto quando siamo arrivati in questa incantata catapecchia in mezzo ai prati ed al nulla, alla cena frugale razionando cibo ed acqua per sei amici (lasciandoci liberi avremmo mangiato tutto in 5 minuti anche le razioni del giorno successivo), alla nottata in sacco a pelo per terra con vari spostamenti da un locale all’altro in funzione delle vere o presunte russate ed alla mattina con una temperatura di poco più di zero gradi a fare “colazione” e predisporre le bici per partire.
Gli stessi ragazzi circa e solo 45 anni fa in vacanza.
Un sapore particolare è rimasto in bocca a chi riporta la giornata odierna per il vissuto insieme; certamente una giornata indimenticabile.