quinto giorno in Patagonia e secondo trekking dopo le Torres del Paine verso il lago e ghiacciaio Grey dal lago Pehoe. Questa volta ci aspettano 10 chilometri di saliscendi in andata, ma con meno gente e meno comitive di due giorni fa alle Torres.
Qualche brivido in partenza all’imbarco (la prima parte del percorso si fa in catamarano): Alberto è scomparso e il barcaiolo è inflessibile nel rispettare l’orario di partenza. Lo vediamo con andatura turistica raggiungere il camper per controllare se tutto era spento. Al ritorno però capisce l’urgenza e ci raggiunge al pelo.
Mano a mano che ci avviciniamo al rifugio del lago Grey, dai vari mirador che costeggiano il percorso si inizia a intravvedere la magnificenza per la quale ci siamo sobbarcati questa fatica: due lingue di ghiaccio separate da una penisola rocciosa una di 500 metri e l’altra di circa un chilometro con 16 chilometri di estensione verso monte. Uno degli spettacoli della natura più imponenti che abbia mai visto e che da solo vale il mio viaggio in queste terre.
L’altro spettacolo è la quantità di giovani che si incontrano nei sentieri e nel rifugio (a dire il vero, di vecchi ci siamo solo noi!). Di tutte le lingue e nazionalità, ma tutti contraddistinti dalla semplicità di costumi e atteggiamenti tipici di chi ama la montagna e la fatica del cammino nei suoi sentieri. Cose sempre più difficili da trovare nei sentieri glamour di Cortina o di Courma!
Nota di spasso: Alberto e Gigi fanno stretching fuori rifugio; sono visti da una compagnia di americani che si uniscono a noi nel vederli e ridere. Vengono raggiunti da una simpatica ragazza che si mette a imitarli … Notte passata in tenda (erano quarant’anni che mancava questa esperienza), allietata dalla compagnia di Antonio. Domani avventura in kayak sperando che le condizioni del vento ce la permettano.